Mar 19, 2020 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Arrivo del coronavirus in Italia

Arrivo del coronavirus in Italia

Il 21 febbraio in coronavirus “sbarca” in Italia. allo Spallanzani (in Italia l’ospedale numero uno per le malattie infettive) di Roma dove sono ricoverati tre pazienti, un italiano e due cinesi, una coppia di turisti provenienti da Wuhan (in vacanza in Italia sbarcati a Milano il 23 gennaio e facenti parte di una comitiva di cinesi in viaggio in Italia) affetti da coronavirus Covid-19, dopo il test. Il bollettino dei medici parla di “buone” condizioni per il ricercatore italiano di ritorno dalla città di Wuhan. Il paziente, è spiegato, è senza febbre e “asintomatico. Continua la terapia antivirale”. Quanto alla coppia di coniugi cinesi provenienti dalla città di Wuhan, si legge, “continuano a essere ricoverati nella terapia intensiva del nostro istituto”.

I 2 turisti cinesi in isolamento allo Spallanzani di Roma sono stati immediatamente ricoverati. La coppia di turisti soccorsa ieri nell’albergo di via Cavour era in Italia da circa 10 giorni. Prima di arrivare nella capitale, una volta giunti all’aeroporto di Milano Malpensa, avevano fatto delle tappe intermedie. I due, marito e moglie, avrebbero 67 e 66 anni. La coppia malata faceva parte di comitiva turisti arrivata in Italia per un tour, viene rintracciata e scortata in ospedale.  Il resto del gruppo infatti era diretto in pullman a Cassino per una gita ma, scattate le procedure di sorveglianza sanitaria, sono stati recuperati dalle forze dell’ordine e scortati fino allo Spallanzani. La comitiva di cinesi era arrivata in Italia il 23 gennaio, atterrando a Milano. Prima di raggiungere la Capitale i due avevano fatto altre tappe: Parma una di queste.

Effettuati i test anche sul resto della comitiva per fortuna tutti i componenti stanno bene. Le persone che hanno avuto contatti con i due cinesi contagiati, comprese persone dell’hotel romano, sono sottoposte a protocollo di sorveglianza sanitaria. Nessuno presenterebbe sintomi influenzali e risulteranno non contagiati.

 

Nel frattempo in Italia vengono confermati diversi nuovi casi locali di coronavirus: un focolaio nella zona di Castiglione d’Adda in Lombardia, originato da un 38enne senza storia recente di viaggi in Cina, che comprende tra gli infettati la moglie e altre persone da lui frequentate, nonché personale sanitario delle strutture dove i suddetti sono stati accolti; e due casi a Padova[. A seguito del contagio, la regione Lombardia e il Ministero della Salute emettono un’ordinanza congiunta che impone a dieci comuni, tutti in Provincia di Lodi  il divieto di eventi pubblici con sospensione di tutte le attività lavorative (ad esclusione di quelle di pubblica utilità), con contestuale divieto per i treni di fermarsi alle stazioni dei comuni interessati. In serata, viene data notizia del primo decesso in Italia a causa del virus, un settantasettene di Vò.

Il 38enne ancora ricoverato, in condizioni stabili, all’ospedale di Pavia — quando si è presentato per la prima volta al pronto soccorso di Codogno, «si è presentato al pronto soccorso dell’Ospedale di Codogno una prima volta il giorno 18 febbraio senza presentare alcun criterio che avrebbe potuto indentificarlo come “caso sospetto” o “caso probabile” di infezione da Coronavirus secondo le indicazioni della circolare ministeriale del 27 gennaio 2020». «Durante l’accesso», scrive ancora Lombardo, «è stato sottoposto agli accertamenti necessari e a terapia; tuttavia decideva di tornare a casa nonostante la proposta prudenziale di ricovero».

«Nella notte tra i giorni 18 e 19 febbraio», il «paziente 1» si è poi ripresentato «al pronto soccorso dello stesso ospedale per un peggioramento dei sintomi: viene quindi ricoverato nel reparto di medicina dove il peggioramento delle condizioni cliniche ha determinato l’intervento del rianimatore la mattina del 20 febbraio e il contestuale ricovero in rianimazione». Ed è solo a questo punto — dopo che il giovane è stato visitato, in reparto di Medicina, da parenti, amici e molti medici — che «parlando con la moglie, il rianimatore viene informato di una cena, svoltasi a fine gennaio, alla quale avrebbe partecipato il “Caso 1” e dove era presente un amico rientrato dalla Cina». «Ma anche quest’ultimo fatto, secondo i protocolli del ministero» — chiarisce Lombardo — «non classificava il “Caso 1” come “caso sospetto” o “caso probabile”».

Secondo quanto ricostruito dal Corriere qui, tra il momento in cui il «paziente 1» entra per la seconda volta in Pronto soccorso (le 3.12 del 19 febbraio) e il momento in cui gli viene effettuato il tampone (intorno alle 16 del 20 febbraio) sono trascorse 36 ore. In realtà, le linee guida del ministero della Salute del 22 gennaio su chi va sottoposto al tampone, dicono che è da trattare come caso sospetto anche «una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato». E una polmonite per un 38enne sano e sportivo, in realtà, lo può essere. Ma la nuova versione delle linee guida ministeriali del 27 gennaio aveva cancellato quella frase e prevedeva controlli solo per chi avesse avuto legami con la Cina.

L’uomo era arrivato a Codogno (Lodi) il 20 febbraio, con una grave crisi respiratoria. Sottoposto a tampone, era risultato positivo al coronavirus. L’amico manager della Mae di Fiorenzuola (Piacenza), tornato recentemente dalla Cina, si era scoperto non essere mai stato contagiato, e non essere il “paziente 0”. La ricerca dell’inizio di catena di contagio, per ora, è stata infruttuosa“

Le cartelle cliniche del paziente 1 — secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa — sono state oggi sequestrate dai carabinieri del Nas di Piacenza. La Procura di Lodi ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti.

Il fatto che il “paziente 1”, atletico e giovane, sia in così gravi situazioni cliniche per un virus che – almeno fin’ora – ha messo in ginocchio solo anziani e/o con precedenti patologie in circolo, lascia naturalmente sconcertati. Mattia il 2 e il 9 febbraio 2020 aveva corso due mezze maratone e due giorni dopo, l’11 febbraio, si era dilettato in una partita di calcio a 11. Visto la sua invidiabile forma fisica, com’è possibile che si sia ammalato così?

Parisi si riferisce a sforzi importanti che portano il corpo allo stremo delle forze (come due mezze maratone in pochi giorni), non di normale pratica sportiva. Essendo già stato contagiato al momento delle gare (anche se non presentava sintomi), il 38enne rientrerebbe in questa sfortunata casistica.

Secondo alcuni studi inglesi effettuati su vari atleti professionisti subito dopo forzi molto intensi, le difese si abbasserebbero generando una temporanea depressione del sistema immunitario e causando un rischio leggermente più alto di infezioni alle vie aree superiori, proprio i punti attaccati dal Coronavirus.

Dopo aver scoperto la positività del marito, anche la moglie di Mattia, incinta all’ottavo mese, si era sottoposta ai test risultato anch’ella positiva al Coronavirus ma senza alcun sintomo. Al momento stia bene e la gravidanza sta procedendo senza complicazioni.

A seguito della conferma dell’avvenuto contagio, immediata è arrivata la comunicazione dello stato d’emergenza e con esso il blocco delle tratte aeree verso e provenienti dalla Cina. Intanto dal Veneto arriva la segnalazione di un nuovo sospetto di contagio.

Un Cdm convocato in mattinata comunica ufficialmente lo stato di emergenza “per rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. Un bollettino sanitario che pesa tantissimo sull’Italia come nel resto del mondo, dove in maniera piuttosto repentina si sta diffondendo il coronavirus.

Dal ministero della salute arrivano consigli di prevenzione per scongiurare la minaccia del contagio. Si consiglia il lavaggio frequente delle mani con saponi disinfettanti o sostituti igienici a secco. Si consiglia inoltre l’utilizzo di  mascherine protettive da acquistare esclusivamente in farmacia o parafarmacia. Indicazioni semplici, ma fondamentali in un momento di particolare allarmismo in cui le ipotesi si sono trasformate in conferme.

Il premier ha poi aggiunto che sono state già predisposte tutte le misure precauzionali: i due sono stati isolati presso l’ospedale Spallanzani di Roma. Chiuso il traffico aereo da e per la Cina.

Mar 14, 2020 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Coronavirus: L’inizio

Coronavirus: L’inizio

Il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie cinesi hanno notificato un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan (Provincia dell’Hubei, Cina). Molti dei casi iniziali hanno riferito un’esposizione al Wuhan’s South China Seafood City market (si sospettava un possibile meccanismo di trasmissione da animali vivi). Il giorno le autorità cinesi dispongono la chiusura del mercato di Wuhan e l’isolamento di chi presentava i sintomi e i segni dell’infezione; solo dopo una settimana le autorità cinesi dichiarano di aver isolato il virus, che risulta nuovo, presenta sintomi simili all’influenza comune e fa parte della famiglia della Sars. Il 9 gennaio 2020, il China CDC (il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina) ha identificato un nuovo coronavirus (provvisoriamente chiamato 2019-nCoV) come causa eziologica di queste patologie, dopo che questo virus fa la prima vittima. Le autorità sanitarie cinesi hanno inoltre confermato la trasmissione inter-umana del virus. L’Europa si muove solo il 17 gennaio con controlli agli aeroporti. Il 21 gennaio c’è il primo caso negli Usa. I casi in Cina crescono in maniera considerevole, tanto che il 22 gennaio prima la città di Wuhan (11 milioni di abitanti) e poi la corrispondente regione del Hubei (60 milioni di abitanti) vengono messi in quarantena nel tentativo di contenere l’epidemia. La città di Wuhan viene in pratica bloccata (viene anche costruito un ospedale in 10 giorni) e Pechino annulla le celebrazioni del Capodanno cinese e prende misure anche per le regioni vicine a Hubei. Il 24 gennaio primo caso in Francia e a Singapore. La situazione continua a peggiorare, Hong Kong e Mongolia cercano di non essere colpiti chiudendo le frontiere, ma purtroppo a livello mondiale si alza il livello di allerta. Il 28 gennaio in Cina si superano i 100 morti e i 4000 contagiati. Anche la Thailandia prende provvedimenti, mentre in Giappone, Canada e Germania arrivano i primi casi. Gli Usa preparano i voli per i rientri dei connazionali, si muovono anche altre nazioni per evacuare Wuhan. I numeri dei morti e dei contagiati in Cina sale. Il 30 gennaio ci sono i primi 2 casi in Italia (due turisti cinesi in vacanza a Roma). I primi giorni di febbraio vedono i casi di morte e contagio in Cina aumentare in maniera esponenziale e muore anche uno dei medici che aveva cercato di dare notizie sul virus, e arrivano le prime critiche sulla mala gestione dell’emergenza. Le maggiori nazioni mondiali cercano di completare l’evacuazione da Wuhan.

A inizio febbraio si ha  il secondo focolaio dell’infezione colpisce una una nave da crociera. Mentre si trovava nelle acque territoriali giapponesi, la  Diamond Princess è stata messa in quarantena il 4 febbraio, sette giorni dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’ emergenza sanitaria globale. Una decisione consigliata dalla rilevazione del contagio in un ottantenne sbarcato a Hong Kong, 24 ore prima. I passeggeri sono rimasti isolati a bordo della nave nel porto di Yokohama fino al 27 febbraio. Giorno dopo giorno, però, il numero degli infetti è cresciuto. Al punto che la Diamond Princess è diventata il secondo focolaio al mondo – prima del sorpasso da parte dell’Italia – per diffusione del Coronavirus dopo la Cina. Un andamento che ha spinto le autorità a prolungare l’isolamento oltre il 19 febbraio, giorno inizialmente previsto per l’inizio dello sbarco (considerando le due settimane di incubazione del Coronavirus). Ma la misura non ha sortito gli effetti sperati. Sulla carta, i passeggeri sintomatici avrebbero dovuto essere isolati dagli altri. Ma la profilassi, a bordo di una nave grande anche se con spazi comunque affollati, non è stata parimenti efficace. Se non si può escludere che alcune persone fossero infette anche prima del 4 febbraio, la vicinanza tra le persone è stata riconosciuta come la possibile (e principale) causa del rapido aumento dei contagi. Un ruolo secondario potrebbe averlo giocato anche l’impianto di condizionamento della nave. «Quello che andava fatto era trattare ogni singolo caso in funzione dell’esposizione al virus», è quanto assserito nei giorni scorsi da Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e consulente del Governo italiano per l’epidemia. «La quarantena doveva avvenire in luoghi separati».

Il terzo focolaio si ha in Corea del Sud. Il leader della setta religiosa sudcoreana Chiesa di Gesù Shincheonji, considerata il focolaio dell’epidemia di coronavirus nel Paese, è stato accusato di omicidio e grave negligenza per avere ostacolato gli sforzi per impedire la diffusione del virus tra i suoi seguaci. Degli oltre 4mila casi registrati, circa il 60% riguarda membri della setta. Lee Man Hee, fondatore e leader spirituale della setta, ed altri 12 esponenti della setta sono stati accusati infatti di non aver fornito i nomi dei seguaci che potrebbero aver diffuso il virus, ostacolando quindi gli sforzi delle autorità sanitarie locali. I procuratori di Seul ritengono che il leader e gli altri incriminati debbano quindi essere considerati responsabili della morte di alcune delle vittime, finora 26, del coronavirus in Corea del Sud. Lee, che ha 88 anni, oggi ha presentato scuse pubbliche per non aver reagito abbastanza velocemente contro la diffusione del virus all’interno della sua comunità religiosa. «Questa non era la nostra intenzione, ma come risultato molte persone si sono infettate – ha detto in una conferenza stampa a Seul, durante la quale si è inginocchiato per chiedere perdono – faremo del nostro meglio per sostenere con tutte le nostre risorse le misure del governo tese a controllare il virus». Su Facebook, il sindaco di Seul Park Won-soon ha spiegato di voler agire «per omicidio, lesioni e violazione su prevenzione e gestione delle malattie infettive». Con 4.335 infezioni, la Corea del Sud è al secondo posto nel mondo dopo la Cina per la diffusione del virus. Colpito pure l’Iran dove il sistema sanitario non è tra i migliori e questo fa proliferare in maniera rapida in virus. Il 21 febbraio il virus arriva anche in Italia. In questi cinque paesi i contagi aumenteranno rapidamente creando situazioni davvero critiche.

Dic 12, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Tragedia a Corinaldo

Tragedia a Corinaldo

Nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 dicembre, 6 persone sono morte in un locale di Corinaldo, nelle vicinanze di Ancona, cinque ragazzi tra i 14 e i 16 anni (tre ragazze e due ragazzi) e una mamma di 39 anni che aveva deciso di accompagnare la figlia al concerto di Sfera Ebbasta. mentre almeno un altro centinaio sono rimaste ferite o contuse, 14 delle quali versano in gravi condizioni.

Alla base della tragedia un fuggi fuggi generale, conseguente al panico collettivo, causato nella folla dall’utilizzo dell’ormai famigerato spray al peperoncino, che ha determinato il crollo di un ponticello adiacente alla discoteca sul quale si trovavano decine e decine di spettatori in fuga.  I più sfortunati sono deceduti schiacciati dal peso degli altri.

Norme di sicurezza disattese, licenza già sospesa in passato: la discoteca Lanterna Azzurra era una trappola, ma locali così in Italia abbondano.

I feriti sono 59 e ben 8 sono ancora in pericolo di vita. Il dramma si è consumato attorno all’una di notte, quando nel locale, secondo la ricostruzione dei Vigili del Fuoco, erano presenti circa 1400 persone. Il gesto folle del gas ricorda molto quanto accaduto in Piazza San Carlo a Torino durante la visione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid (3 giugno 2017).

Quello che è accaduto a Corinaldo è atroce, assurdo, imperdonabile e, però, del tutto logico e per nulla sorprendente.

Un Paese, in cui si vendono 530 biglietti in più del consentito – cinquencentotrenta biglietti in più, su una capienza di 870 – a un serata, con apparizione notturna della star del momento. Un Paese, in cui una presunta via di fuga è in realtà uno scivolo stretto e insicuro, a stento protetto da balaustre lì chissà da quanto e chissà in quali condizioni. Un Paese, in cui sembra che l’unica cosa a contare siano quattro soldi sporchi, maledetti e subito, da raccattare purché sia. Un Paese, che si sveglia attonito e invoca subito silenzio e dolore, per le vittime. Come fosse abituato, assuefatto all’incuria, allo sprezzo delle regole, all’approssimazione, allo spregio delle più elementari norme del buonsenso e della ragione.

Un tempo si sarebbe detto anche del buon cuore. Perché quello che è accaduto a Corinaldo è atroce, assurdo, imperdonabile e, però, del tutto logico e per nulla sorprendente. L’Italia delle mamme che accompagnano le proprie figlie in discoteca e dei papà che aspettano fuori alle tre del mattino, è la stessa Italia che se ne frega di fare le cose per bene. Siamo sempre noi, attenti e premurosi con i nostri figli, ma troppo spesso allergici alle norme base del vivere civile, se non addirittura sprezzanti, come nella tragedia della scorsa notte. Arriva il grande nome e si pensa solo a una cosa: che sia l’occasione dell’anno, per fare quanti più soldi possibile.

E lo si fa alla grande, vendendo – lo accertano i Carabinieri in una manciata di ore, a testimonianza di quanto fosse semplice verificarlo – biglietti per oltre il 50% in più della capienza del locale e questa è la stima prudente, perché il premier Conte ha parlato di una capienza ancora inferiore e di molto. Per fare qualcosa di così assurdo e criminale, non basta essere assetati di denaro, devi aver dimenticato testa e cuore in un angolo buio. Forse anche con soddisfazione. Perché in una situazione di affollamento del genere, che si sta creando con una lucidità raggelante, non è neppure necessario lo spray urticante, basta uno starnuto un po’ più forte, per scatenare il panico e poi l’inferno.

Nel Paese che odia le regole, che le considera una fastidiosa imposizione dello Stato-nemico (lo stesso, utile parafulmine dei propri fallimenti…), si spaccia per ‘via di fuga’ quello scivolo stretto e insicuro, vero teatro della strage. Un’uscita di sicurezza, che di sicuro pare non avesse proprio nulla, protetta da balaustre, spazzate via come fuscelli dal peso della folla. Qualcuno l’avrà controllata e collaudata, chissà quando e chissà con quale cura. Lo sapremo presto, ma comunque troppo tardi. Nulla ha funzionato, a Corinaldo, perché quando la buona sorte ti abbandona, emergono spietatamente e in un colpo solo tutte le mancanze accumulate, unite all’indifferenza, la scarsa professionalità, la criminale sbadataggine.

Il bilancio, in termini di vite umane perdute, è intollerabile, ti lascia senza fiato, ma ad andarsene è anche la considerazione di noi stessi, come comunità avanzata e civile. I colpevoli diretti saranno individuati e c’è da augurarsi paghino il giusto, ma resteranno fuori dai radar i troppi che ogni giorno fomentano quest’andazzo da ‘una mano lava l’altra’, da ‘amici degli amici’, da colpe da distribuire con faccia arcigna, sia mai ci sentissimo un po’ responsabili anche noi.

Sicuramente l’eccesso di libertà unito ad una mancanza di controllo entrambi figli di un crollo di valori e punti di riferimento hanno favorito questo tipo di degenerazioni.

Queste occasioni di fratellanza, di unione contro le ingiustizie sociali e civili, per la Pace e l’Amore tra i popoli oggi non ci sono più e l’uso indiscriminato dello smartphone e dei social (in cui primeggiano le immagini che vengono diffuse rispetto ai contenuti) ne sono la più arida interpretazione perché oggi a differenza di allora i giovani hanno enormi occasioni di comunicare e di superare barriere e pregiudizi e invece risultano essere più isolati di quanto lo fossimo noi e rimangono troppo spesso confinati nel limbo della Rete che invece di emanciparli li opprime e li soffoca facendoli diventare vecchi e disillusi prima del tempo.

E questo è l’aspetto più sconfortante di un’epoca in cui lo sballo è uno dei tanti elementi (dominanti) di business in cui tutto viene giustificato, perfino quello di essere autorizzati a stipare la gente come polli in uno spazio angusto e di poter speculare tranquillamente sulle misure di sicurezza e di vigilanza col lassismo generale dei genitori che accettano queste cose come se fossero la normalità salvo poi svegliarsi dal loro torpore quando vengono colpiti i loro figli.
Come appunto è accaduto nella tragedia (evitabile) di Corinaldo!
“Cari amici, venerdì notte 7 dicembre il trapper Sfera Ebbasta aveva due concerti. Il primo nella discoteca “Altromondo Studios” a Rimini e il secondo nella discoteca “Lanterna Azzurra” a Corinaldo, vicino ad Ancona. Sempre il 7 dicembre era il compleanno di Sfera Ebbasta, pseudonimo di Gionata Boschetti. Dopo essere atterrato nel pomeriggio all’Aeroporto Fellini di Rimini con un jet privato, ha festeggiato i suoi 26 anni con degli amici all’Hotel Lungomare di Riccione. Poi, a partire da mezzanotte circa, si è esibito nella discoteca “Altromondo Studios”, gremita di ragazzi tra i 14 e i 18 anni, fino a mezzanotte e mezza” -osserva il noto giornaista e scrittore Magdi Cristiano Allam solleva.
C’è un problema che concerne la sovrapposizione degli orari. Nelle due discoteche di Rimini e di Corinaldo, entrambe gremite di ragazzi a partire dalle 21, si attendeva il concerto di Sfera Ebbasta nella stessa fascia oraria. La lunghissima attesa nella discoteca di Corinaldo, come denuncia il marito della madre di 39 anni morta nella calca, si è tradotta nell’ubriacatura per eccesso di alcolici dei ragazzi. È un elemento ulteriore per capire meglio la dinamica della tragedia e soprattutto per prevenire il ripetersi di simili stragi dei nostri figli in discoteche che, anziché essere luoghi di sano divertimento, si trasformano in calderoni infernali di morte”.

Nei commenti immancabili dei giorni successivi alla tragedia da notare quello dello scrittore Crepet che ha spiegato come, secondo il suo punto di vista, la responsabilità civile dell’accaduto sia da dare in parte a chi non è stato in grado di far rispettare le norme di sicurezza, consentendo l’acquisto di un numero di biglietti ben superiore a quello previsto per legge in base alla capienza del posto, ma anche all’artista, che veicolerebbe messaggi che lo scrittore non ha esitato a definire ‘sbagliati’, ovvero l’esaltazione di alcol e droghe.

Queste le parole di Crepet: “Se scrivo un testo dove dico che devo bermi una bottiglia e andare in auto a 180 all’ora, è evidente che c’è qualcosa che non va, ed è chiaro che ho delle responsabilità”.

Da fare notare anche alcune “coincidenze”:

Ravenna, Mondovì, Cinisello Balsamo. E poi Corinaldo, con la tragedia in discoteca che ha causato la morte di sei persone, cinque ragazzi e una mamma.

Episodi in città diverse ma che hanno punti in comune: in tutti questi casi i ragazzi si trovavano a un concerto di Sfera Ebbasta, noto trapper amato soprattutto dai giovanissimi.

Un altro elemento comune di questi episodi – per fortuna non tutti tragici come quello dell’8 dicembre 2018 nelle Marche – è l’utilizzo dello spray al peperoncino.

Bombolette che in Italia sono legali per l’autodifesa dal 2011, ma che vengono utilizzati da alcune bande per commettere rapine e furti sfruttando il caos causato dalla calca. Per questo episodi del genere si verificano soprattutto nei concerti.

Quelli di Sfera Ebbasta sono obiettivi ricorrenti. Il primo episodio che lo riguarda risale al 10 dicembre 2017, a Ravenna, in particolare all’Onyx Club di Russi.

In pochi minuti, mentre fuori tanti giovani erano ancora in attesa di entrare, si è scatenato il panico. Solo il rapido intervento della sicurezza, che ha invitato i ragazzi alle prese con bruciore agli occhi e crisi respiratorie ad uscire, ha evitato che nel fuggi fuggi generale qualcuno si facesse male.

Episodio analogo a luglio 2018 per un altro concerto del noto trapper a Cinisello Balsamo, al Rugby Sound all’isola del Castello. Nessun ferito, il concerto è stato portato a termine regolarmente.

Pochi mesi dopo, l’8 settembre, a Mondovì, durante il Festival Wake Up. Furti, spray al peperoncino per creare il panico e concerto interrotto per qualche minuto.

Una dinamica simile a quanto avvenuto nel 2017 in un’altra tragedia, quella in piazza San Carlo a Torino per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, che ha causato un morto e decine di feriti.

Ma episodi del genere non riguardano chiaramente solo i concerti di Sfera Ebbasta.

Sempre a Mondovì ma un anno prima, nel 2017, lo spray al peperoncino è stato usato in un concerto di un altro famoso artista trap, Ghali. In quel caso un dodicenne è finito in ospedale.

Nel marzo 2018, inoltre, al concerto di Gué Pequeno al Vox di Nonantola l’utilizzo dello spray urticante ha causato un fuggi fuggi nel locale. Un gruppetto di giovani è stato denunciato e consegnato ai carabinieri per l’accaduto. L’ultimo caso a novembre 2018 all’Alcatraz di Milano durante l’esibizione di Achille Lauro.

Nov 23, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Terremoto del 1980 in Irpinia

Terremoto del 1980 in Irpinia

Domenica, 23 novembre 1980. Ore 19,34. Una domenica come tante. In televisione sul primo canale era cominciata da poco la replica di Inter – Juventus, la seconda rete trasmetteva un film per ragazzi “Il pirata Barbanera”.

Quella domenica si giocò Juventus – Inter il cui risultato era già già noto grazie alla radiocronaca del pomeriggio trasmessa a «Tutto il Calcio Minuto per Minuto». Mancavano solo le immagini che, in tanti, in quel momento seguivano alla tv.

Era già sera con una luna piena grande come una casa. Faceva appena appena freddo. Il sibilo arrivò all’improvviso, diventò un tuono, mentre la terra si scosse, scattò verso l’alto. Un sussulto, un secondo sussulto. Se ne andò la luce. Tutto ballava, si agitava in modo sconquassato, come in un frullatore…

Il tintinnio dei bicchieri stipati nelle vecchie credenze. Sempre più forte, insistente. Il pavimento che d’improvviso iniziò a sussultare. E poi quel boato tra le gole delle montagne.

Ricordi che ciascuno mai riuscirà a cancellare insieme a quello sciame sismico che per giorni, dopo quel maledetto 23 novembre del 1980, contribuì ad accrescere la paura per un nuovo e più drammatico terremoto. L’ora era quella della messa serale, ma anche della sintesi in tv di una delle gare di campionato.

Mentre i più piccoli a casa animavamo bambole o facevano rombare con suoni onomatopeici modellini d’auto. Erano i tempi in cui non ci si estraniava. Anzi, i più socializzavano attorno a un tavolo con giochi di società. L’alienazione e l’isolamento, oggi generati da da tablet e smarphone, erano ancora lontani di un ventennio.

Improvvisamente un anomalo movimento sussultorio, poi ondulatorio. Il buio, il boato. La corsa a strappare alle culle i più piccini, cercare riparo sotto gli architravi delle porte o in fondo ai tavoli. E chi se li scorda quei sessanta interminabili secondi che alle 19.34 di quella domenica spezzarono vite umane seminando distruzione e morte.

La scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter partì da 30 chilometri di profondità, stravolse l’Irpinia e il Vulture, stritolò al suo passaggio un’area da Avellino a Salerno, scosse tutta Napoli e strapazzò Potenza. Un minuto e ventinove secondi ma quando smette resta la devastazione.

Case che sono solo macerie, 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Un minuto e ventinove secondi ma di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi ed altri 29 comuni non rimase più nulla. Crollarono presepi dell’Appennino e casermoni malfatti delle periferie: a Napoli, in Via Stadera, nel quartiere di Poggioreale la scossa inghiottì un palazzo: 52 morti; a Balvano il terremoto non si fermò davanti alla messa che si sta celebrando nella chiesa di S.Maria Assunta.

Non si fermò e schiacciò 77 persone, 66 sono bambini e ragazzini che stanno pregando. Una tragedia immane, subito evidente agli occhi dei primi soccorritori partiti nella notte per paesi irraggiungibili. Solo a Roma non capirono, infatti la Protezione civile nacque in seguito, figlia di quelle macerie. Fate presto titolò il Mattino, un urlo dal fango che impressionò il mondo intero.

Dei 679 comuni che costituivano le otto province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia cui passa addosso il sisma, ben 506, il 74%, sono danneggiati. Poi, dopo aver contato i morti, inizia la conta dei danni.

Due intere regioni, la Campania e la Basilicata, e un pezzetto di una terza, la Puglia, risultarono «terremotate»: in totale i comuni ammessi alle provvidenze sono stati 687. Il groviglio inestricabile di leggi e leggine che a vario titolo hanno regolamentato l’opera di ricostruzione ha oggettivamente favorito una richiesta di investimenti sproporzionata alla realtà dei fatti: trentadue provvedimenti legislativi ad hoc… per l’equivalente di 30 miliardi di euro.

Una cifra riferita a stime del 1980 che se prova a fare i conti con l’inflazione alza e di molto gli effetti economici. Per quelli umani c’è gente che ancora piange… a distanza di 38 anni da quella sciagurata notte

Le tre province maggiormente sinistrate sono state quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni della fascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve.

L’entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l’interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l’allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l’altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.

I tre canali della tv di Stato, visibili un po’ ovunque, nelle edizioni speciali dei telegiornali iniziarono già dal giorno dopo a fare la conta dei morti. A mostrare le prime drammatiche immagini.

La voce del cronista ripeteva quasi a cantilena il lungo elenco delle vittime che saliva di ora in ora. Si scavava con le mani ed erano i tempi in cui ancora non v’era traccia di protezione civile o di nuclei di pubblica assistenza. Eppure i volontari furono tanti. I soccorritori alla fine furono circa 8000 che per giorni scavarono tra le macerie.

Nei tre giorni successivi al sisma, il quotidiano Il Mattino di Napoli enfatizzò la descrizione della catastrofe. Il 24 novembre il giornale titolò «Un minuto di terrore – I morti sono centinaia», in quanto non si avevano notizie precise dalla zona colpita, ma si era a conoscenza del crollo di via Stadera a Napoli. Il 25 novembre, appresa la vastità e gravità del sisma, si passò a «I morti sono migliaia – 100.000 i senzatetto», fino al titolo drammatico del 26 novembre «Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) – FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla». La cifra dei morti, approssimata per eccesso soprattutto a causa dei gravi problemi di comunicazione e ricognizione, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale, ma la cifra dei senzatetto non è mai stata valutata con precisione.

Nov 22, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Alcune considerazioni di uno che cerca lavoro al Sud

Alcune considerazioni di uno che cerca lavoro al Sud

La ricerca del lavoro al Sud è qualcosa di indescrivibile. Gli annunci non mancano sia online che sulla strada, per prima cosa ti chiedono il famoso “curriculum” (curriculum che a conti fatti vengono veramente visionati? No perché a sto punto i dubbi si fanno strada). Quando vai a fare un colloquio o palesemente ti fanno capire che cercano altro che poi solo per cercarli ci vuole un Gps di ultima generazione e già questa cosa ti fa pensare (cercano cosa poi a volte manco si capisce.. forse uno schiavo?) oppure peggio ti indirizzano dove vogliono loro e al Sud vuol dire o call center (che risultano senza retribuzione) oppure porta a porta e con la situazione lavorativa attuale sono due cose da evitare a priori), oppure peggio quando sono loro che ti chiamano per dei colloqui farlocchi (non si capisce il senso). Quando cerchi informazioni sui lavori che ti offrono devi sempre stare attento alle truffe o alle paghe da fame (tipo un postino, o un insegnante in una scuola di formazione oppure l’ultima volta con un lavoro di portapizza)… Ti rivolgi ad amici e parenti, che ti hanno sempre parlato di loro che hanno mille attività e si lamentano del troppo lavoro… pensi bene potrebbero dare una mano… ci parli dicendo che ti vuoi proporre per “alleviare” il loro “troppo” lavoro… e questi che fanno .. prima ti riempiono di parole sul passato, alcuni scomodano anche i morti e sui rapporti stretti che avete avuto con loro… poi promettono “vabbè adesso vedo cosa si può fare” a questo punto “perdete ogni speranza a voi che entrate” in pratica vi hanno scaricato. Qualche mese fa si è visto che addirittura per un lavoro di volantinaggio chiedevano il curriculum. I centri dell’impiego che dovevano essere la chiave vincente per permettere che la domanda e l’offerta di lavoro si incontrino allo scopo di velocizzare le varie pratiche diciamo che al Sud sono ridotti a una lista infinita di manovalanza senza speranza…  Un altro problema sorge nel caso in cui fai un lavoretto e ti impegni… non ti impegnare troppo che altrimenti come dice il calciatore della Nazionale Bonucci “sposti gli equilibri” … creando ulteriori problemi… la meritocrazia questa cosa sconosciuta… La sapete l’ultima? Oggi un signore chiedeva ad un amico “secondo te riesco a trovare persone che lavorerebbero gratis?”.

 

 

 

Nov 22, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su La rivolta dei “gilet gialli” in Francia

La rivolta dei “gilet gialli” in Francia

I francesi scendono in piazza per protestare contro il caro benzina con blocchi stradali. Le proteste hanno portato anche a disordini che hanno causato purtroppo anche due morti, più di 400 feriti e quasi 300 arresti. Il governo Macron ha deciso di ridurre gli sgravi fiscali sul diesel, ricordiamo che la Francia è tra i Paesi dove la benzina è più cara in Europa, 1,53 euro al litro: meno, comunque, che in Italia (1,64). I livelli di prezzo sono comunque più o meno gli stessi del 2012, sette anni fa. La protesta viene identificata con i “gilet gialli” (Il movimento è nato sui social network e poi ha organizzato manifestazioni in strada. Al centro delle proteste ci sono l’aumento dei prezzi del carburante e un risentimento verso le politiche governative).
Il movimento dei “gilet gialli” da sabato 17 novembre blocca strade e raffinerie per protesta contro il caro carburante. Il ministro dell’interno francese ha puntato il dito contro “la radicalizzazione” e il “numero troppo grande di feriti”. “Assistiamo a una deriva totale di una manifestazione nata in modo casuale sabato e che ora si radicalizza con affermazioni non più coerenti, che vanno in tutte le direzioni”.
Una domanda nasce spontanea: l’italiano che è costretto a pagare il diesel ben oltre la soglia del 1,5 euro al litro, dovrebbe ribaltare il Governo? Il popolo italiano è ormai passivo… subisce tutto… non protesta mai per le cose serie che accadono mentre sono i primi a mobilitarsi per le questioni meno serie, dovremmo riflettere su questa cosa.

Ott 11, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su si fa presto a dire mi sposo!

si fa presto a dire mi sposo!

Lei: “Mi vuoi sposare?” Lui: “Si. Vado ad accendere un mutuo…”.

Oggi giorno la frase “per comprare una casa ci vuole un mutuo!!” può assumere una valenza più generale … mi riferisco ad esempio al matrimonio…

E si oggi sposarsi comporta un esborso notevole a livello economico .. anche perchè ormai si è creato un vero e proprio business intorno a questo “evento”!!

Le cifre per l’organizzazione di un matrimonio possono variare anche di molto e i fattori sono molteplici…

Una recente indagine ha fatto emergere che il matrimonio  in Italia è tra i più costosi in Europa … e da quello che vedo e sento in giro dico che non avevo dubbi!!!

Come dicevamo prima ci sono fattori che posso incidere e non di poco sul costo: il più oneroso è senzadubbio il ricevimento di nozze, poi mettiamoci anche gli abiti degli sposi e la cerimonia.

Qualche tempo fa ricordo su un canale della tv generalista mandavano in onda un programma ambientato in Italia in cui uno sposo aveva a disposizione 5.000 euro per organizzare il suo matrimonio.. e diciamo che le statistiche dicono che quella era la cifra minima per avere un matrimonio fai da te…

Il primo problema è trovare la data in cui la chiesa è disponibile (con tutto ciò che comporta)… poi il ristorante con conseguente numero di invitati (che incide profondamente sul budget); poi ci sono voci che hanno una forbice di spesa molto ampia ad esempio l’abito della sposa (e volendo dello sposo, anche se per lo sposo è diverso soprattutto se uno si mantiene sul classico),  le fedi, il fotografo, le bomboniere e gli addobbi floreali e il viaggio di nozze.

Nel Nord Italia va diffondendosi la figura del wedding planner, che dovrebbe esentare gli sposi a un bel pò di pensieri sull’organizzazione del matrimonio. Inutile dire che però affidandosi al quest’ultimo  le spese aumentano.. insomma meno pensieri sull’organizzazione ma più soldi da spendere … e anche qui c’è da fare un appunto questa figura è molto più diffusa al Nord che al Sud… anche perchè al Sud il wedding planner ha vita difficile con tutti i parenti che mettono bocca sull’organizzazione di quello che dovrebbe essere il giorno più bello degli sposi… e poi le tradizioni si debbono rispettare.. andrebbe di sicuro al manicomio!!

Organizzare un matrimonio ad oggi può costare dai 15mila euro in su.. il rispetto delle tradizioni e alcuni aspetti che comporta porta ad un enorme esborso economico .. ormai il cosiddetto “indotto” ha imparato bene a sfruttare questi “spazi di manovra” purtroppo per gli sposi…

Far quadrare i conti non è una cosa facile … alcuni accorgimenti aiutano a far rientrare il tutto in un certo budget in modo tale da poter vivere con non tanti pensieri anche i giorni dopo il rientro dal viaggio di nozze, anche perchè è lì che comincia il bello!!

 

 

 

Ott 5, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su I concorsi pubblici sono regolari?

I concorsi pubblici sono regolari?

Un politico qualche anno fa affermò che il modo più trasparente per assumere persone nel mondo del lavoro è il concorso pubblico…. dalla quello che vedo e sento in giro e per la mia esperienza posso dire che ho fortissimi dubbi …

Ad una prima impressione sembra tutto regolare… poi con il tempo e andando “scavando” incominciano i dubbi e incominci a farti alcune domande e arrivi ad alcune conclusioni… che portano a pensare male…

Con il tempo magari incominci ad aver rapporti con alcuni di questi concorsisti e tocchi con mano la realtà, vieni a conoscenza di strane pratiche …

Di ritorno da una prova di concorso in un pullman senti esplicitamente qualcuno che torna a casa che esclama “qui tutti ricorrono alla raccomandazione!! mi sono scocciato ora la cerco pure io!”.

Il modo lo si trova sempre, anche  se viene decantato come il concorso più trasparente al mondo… e con ciò ti cadono le braccia…

 

 

Ott 1, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su la convivenza… ?

la convivenza… ?

In questi ultimi mesi sto seguendo non molto da vicino alcune coppie che si sono cimentate nel momento della convivenza (per la precisione senza matrimonio).

  • Coppia n.1 loro si conoscono da poco più di un anno e da 3 mesi hanno preso casa vicino casa di lei (un anno di prova poi se va bene matrimonio e casa nuova!), ma solo da un mese stanno affrontando la cosa con maggior impegno, dopo il periodo estivo che si sa è vacanziero, la stanno arredando dopo aver fatto alcune modifiche … però per un paio di giorni a settimana ognuno a casa sua… lei a una festa mentre lui monta un mobile Ikea a casa… invitati a un pranzo di famiglia di lui … lei sembra non voler andare…
  • Coppia n.2 giovani fidanzati da 8 anni hanno comprato casa (lui ha ristretto il territorio per stare vicino alla famiglia per fortuna lei non è lontano da casa) grazie all’apporto economico della famiglia di lui e la stanno arredando piano piano, si preparano anche al matrimonio tra due anni, ma la famiglia di lui già è troppo invadente mettendo bocca su tutto e lei è una maniaca del controllo!!
  • Coppia n. 3 fidanzati da 10 anni, qui addirittura abbiamo il caso in cui lei vive a casa di lui, che se le è portata a casa nel vero senso della parola, avendo molte forse troppe libertà… dopo tanti anni di “lassismo” e il comportamento di lei che scopre che forse vuole cambiare famiglia; decidono di ristrutturare casa di lui (che ora sembra essere al 100% casa di lei), ma dopo lo slancio iniziale i lavori rimangono a metà… tutto sembra tornato alla “normale” tiriamo a campare che chi sta meglio di noi.. vivendo a tavola franca…

 Io credo che se si decide di fare questo passo ci vogliono le migliori intenzioni… la vita già è difficile …

Set 24, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Coincidenze o … altro?

Coincidenze o … altro?

In questa stagione estiva mi è capitato due volte.. quindi una base di fondo c’è … Inizio giugno vado a una delle innumerevoli pizza fest… in una zona poco lontano da dove abita la mia ex … inutile dire che c’è grandissima affluenza di pubblico… la serata passa normalmente fino a quando ormai avviandomi verso l’auto per tornare a casa alcune persone che erano con me notano che davanti a noi passeggia proprio lei la mia ex … io ho dei debbi ma con una manovra aggirante mi accorgo che era proprio lei che mi chiama essendo in compagnia di un uomo… erano 10 anni che non la vedevo …

La settimana scorsa ricapita… stavolta è mi trovo a una sagra paesana … paese dove abitano 2 mie ex colleghe di lavoro … anche qui ci sono migliaia di persone ..  mentre lascio gli amici a fare una fila per andare a prendere le bibite me le ritrovo davanti…

mò dico io in embrambi i casi con migliaia di persone chi vado ad incontrare??

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