Archive from novembre, 2018
Nov 23, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Terremoto del 1980 in Irpinia

Terremoto del 1980 in Irpinia

Domenica, 23 novembre 1980. Ore 19,34. Una domenica come tante. In televisione sul primo canale era cominciata da poco la replica di Inter – Juventus, la seconda rete trasmetteva un film per ragazzi “Il pirata Barbanera”.

Quella domenica si giocò Juventus – Inter il cui risultato era già già noto grazie alla radiocronaca del pomeriggio trasmessa a «Tutto il Calcio Minuto per Minuto». Mancavano solo le immagini che, in tanti, in quel momento seguivano alla tv.

Era già sera con una luna piena grande come una casa. Faceva appena appena freddo. Il sibilo arrivò all’improvviso, diventò un tuono, mentre la terra si scosse, scattò verso l’alto. Un sussulto, un secondo sussulto. Se ne andò la luce. Tutto ballava, si agitava in modo sconquassato, come in un frullatore…

Il tintinnio dei bicchieri stipati nelle vecchie credenze. Sempre più forte, insistente. Il pavimento che d’improvviso iniziò a sussultare. E poi quel boato tra le gole delle montagne.

Ricordi che ciascuno mai riuscirà a cancellare insieme a quello sciame sismico che per giorni, dopo quel maledetto 23 novembre del 1980, contribuì ad accrescere la paura per un nuovo e più drammatico terremoto. L’ora era quella della messa serale, ma anche della sintesi in tv di una delle gare di campionato.

Mentre i più piccoli a casa animavamo bambole o facevano rombare con suoni onomatopeici modellini d’auto. Erano i tempi in cui non ci si estraniava. Anzi, i più socializzavano attorno a un tavolo con giochi di società. L’alienazione e l’isolamento, oggi generati da da tablet e smarphone, erano ancora lontani di un ventennio.

Improvvisamente un anomalo movimento sussultorio, poi ondulatorio. Il buio, il boato. La corsa a strappare alle culle i più piccini, cercare riparo sotto gli architravi delle porte o in fondo ai tavoli. E chi se li scorda quei sessanta interminabili secondi che alle 19.34 di quella domenica spezzarono vite umane seminando distruzione e morte.

La scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter partì da 30 chilometri di profondità, stravolse l’Irpinia e il Vulture, stritolò al suo passaggio un’area da Avellino a Salerno, scosse tutta Napoli e strapazzò Potenza. Un minuto e ventinove secondi ma quando smette resta la devastazione.

Case che sono solo macerie, 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Un minuto e ventinove secondi ma di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi ed altri 29 comuni non rimase più nulla. Crollarono presepi dell’Appennino e casermoni malfatti delle periferie: a Napoli, in Via Stadera, nel quartiere di Poggioreale la scossa inghiottì un palazzo: 52 morti; a Balvano il terremoto non si fermò davanti alla messa che si sta celebrando nella chiesa di S.Maria Assunta.

Non si fermò e schiacciò 77 persone, 66 sono bambini e ragazzini che stanno pregando. Una tragedia immane, subito evidente agli occhi dei primi soccorritori partiti nella notte per paesi irraggiungibili. Solo a Roma non capirono, infatti la Protezione civile nacque in seguito, figlia di quelle macerie. Fate presto titolò il Mattino, un urlo dal fango che impressionò il mondo intero.

Dei 679 comuni che costituivano le otto province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia cui passa addosso il sisma, ben 506, il 74%, sono danneggiati. Poi, dopo aver contato i morti, inizia la conta dei danni.

Due intere regioni, la Campania e la Basilicata, e un pezzetto di una terza, la Puglia, risultarono «terremotate»: in totale i comuni ammessi alle provvidenze sono stati 687. Il groviglio inestricabile di leggi e leggine che a vario titolo hanno regolamentato l’opera di ricostruzione ha oggettivamente favorito una richiesta di investimenti sproporzionata alla realtà dei fatti: trentadue provvedimenti legislativi ad hoc… per l’equivalente di 30 miliardi di euro.

Una cifra riferita a stime del 1980 che se prova a fare i conti con l’inflazione alza e di molto gli effetti economici. Per quelli umani c’è gente che ancora piange… a distanza di 38 anni da quella sciagurata notte

Le tre province maggiormente sinistrate sono state quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni della fascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve.

L’entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l’interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l’allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l’altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.

I tre canali della tv di Stato, visibili un po’ ovunque, nelle edizioni speciali dei telegiornali iniziarono già dal giorno dopo a fare la conta dei morti. A mostrare le prime drammatiche immagini.

La voce del cronista ripeteva quasi a cantilena il lungo elenco delle vittime che saliva di ora in ora. Si scavava con le mani ed erano i tempi in cui ancora non v’era traccia di protezione civile o di nuclei di pubblica assistenza. Eppure i volontari furono tanti. I soccorritori alla fine furono circa 8000 che per giorni scavarono tra le macerie.

Nei tre giorni successivi al sisma, il quotidiano Il Mattino di Napoli enfatizzò la descrizione della catastrofe. Il 24 novembre il giornale titolò «Un minuto di terrore – I morti sono centinaia», in quanto non si avevano notizie precise dalla zona colpita, ma si era a conoscenza del crollo di via Stadera a Napoli. Il 25 novembre, appresa la vastità e gravità del sisma, si passò a «I morti sono migliaia – 100.000 i senzatetto», fino al titolo drammatico del 26 novembre «Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) – FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla». La cifra dei morti, approssimata per eccesso soprattutto a causa dei gravi problemi di comunicazione e ricognizione, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale, ma la cifra dei senzatetto non è mai stata valutata con precisione.

Nov 22, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Alcune considerazioni di uno che cerca lavoro al Sud

Alcune considerazioni di uno che cerca lavoro al Sud

La ricerca del lavoro al Sud è qualcosa di indescrivibile. Gli annunci non mancano sia online che sulla strada, per prima cosa ti chiedono il famoso “curriculum” (curriculum che a conti fatti vengono veramente visionati? No perché a sto punto i dubbi si fanno strada). Quando vai a fare un colloquio o palesemente ti fanno capire che cercano altro che poi solo per cercarli ci vuole un Gps di ultima generazione e già questa cosa ti fa pensare (cercano cosa poi a volte manco si capisce.. forse uno schiavo?) oppure peggio ti indirizzano dove vogliono loro e al Sud vuol dire o call center (che risultano senza retribuzione) oppure porta a porta e con la situazione lavorativa attuale sono due cose da evitare a priori), oppure peggio quando sono loro che ti chiamano per dei colloqui farlocchi (non si capisce il senso). Quando cerchi informazioni sui lavori che ti offrono devi sempre stare attento alle truffe o alle paghe da fame (tipo un postino, o un insegnante in una scuola di formazione oppure l’ultima volta con un lavoro di portapizza)… Ti rivolgi ad amici e parenti, che ti hanno sempre parlato di loro che hanno mille attività e si lamentano del troppo lavoro… pensi bene potrebbero dare una mano… ci parli dicendo che ti vuoi proporre per “alleviare” il loro “troppo” lavoro… e questi che fanno .. prima ti riempiono di parole sul passato, alcuni scomodano anche i morti e sui rapporti stretti che avete avuto con loro… poi promettono “vabbè adesso vedo cosa si può fare” a questo punto “perdete ogni speranza a voi che entrate” in pratica vi hanno scaricato. Qualche mese fa si è visto che addirittura per un lavoro di volantinaggio chiedevano il curriculum. I centri dell’impiego che dovevano essere la chiave vincente per permettere che la domanda e l’offerta di lavoro si incontrino allo scopo di velocizzare le varie pratiche diciamo che al Sud sono ridotti a una lista infinita di manovalanza senza speranza…  Un altro problema sorge nel caso in cui fai un lavoretto e ti impegni… non ti impegnare troppo che altrimenti come dice il calciatore della Nazionale Bonucci “sposti gli equilibri” … creando ulteriori problemi… la meritocrazia questa cosa sconosciuta… La sapete l’ultima? Oggi un signore chiedeva ad un amico “secondo te riesco a trovare persone che lavorerebbero gratis?”.

 

 

 

Nov 22, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su La rivolta dei “gilet gialli” in Francia

La rivolta dei “gilet gialli” in Francia

I francesi scendono in piazza per protestare contro il caro benzina con blocchi stradali. Le proteste hanno portato anche a disordini che hanno causato purtroppo anche due morti, più di 400 feriti e quasi 300 arresti. Il governo Macron ha deciso di ridurre gli sgravi fiscali sul diesel, ricordiamo che la Francia è tra i Paesi dove la benzina è più cara in Europa, 1,53 euro al litro: meno, comunque, che in Italia (1,64). I livelli di prezzo sono comunque più o meno gli stessi del 2012, sette anni fa. La protesta viene identificata con i “gilet gialli” (Il movimento è nato sui social network e poi ha organizzato manifestazioni in strada. Al centro delle proteste ci sono l’aumento dei prezzi del carburante e un risentimento verso le politiche governative).
Il movimento dei “gilet gialli” da sabato 17 novembre blocca strade e raffinerie per protesta contro il caro carburante. Il ministro dell’interno francese ha puntato il dito contro “la radicalizzazione” e il “numero troppo grande di feriti”. “Assistiamo a una deriva totale di una manifestazione nata in modo casuale sabato e che ora si radicalizza con affermazioni non più coerenti, che vanno in tutte le direzioni”.
Una domanda nasce spontanea: l’italiano che è costretto a pagare il diesel ben oltre la soglia del 1,5 euro al litro, dovrebbe ribaltare il Governo? Il popolo italiano è ormai passivo… subisce tutto… non protesta mai per le cose serie che accadono mentre sono i primi a mobilitarsi per le questioni meno serie, dovremmo riflettere su questa cosa.