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Dic 12, 2018 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Tragedia a Corinaldo

Tragedia a Corinaldo

Nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 dicembre, 6 persone sono morte in un locale di Corinaldo, nelle vicinanze di Ancona, cinque ragazzi tra i 14 e i 16 anni (tre ragazze e due ragazzi) e una mamma di 39 anni che aveva deciso di accompagnare la figlia al concerto di Sfera Ebbasta. mentre almeno un altro centinaio sono rimaste ferite o contuse, 14 delle quali versano in gravi condizioni.

Alla base della tragedia un fuggi fuggi generale, conseguente al panico collettivo, causato nella folla dall’utilizzo dell’ormai famigerato spray al peperoncino, che ha determinato il crollo di un ponticello adiacente alla discoteca sul quale si trovavano decine e decine di spettatori in fuga.  I più sfortunati sono deceduti schiacciati dal peso degli altri.

Norme di sicurezza disattese, licenza già sospesa in passato: la discoteca Lanterna Azzurra era una trappola, ma locali così in Italia abbondano.

I feriti sono 59 e ben 8 sono ancora in pericolo di vita. Il dramma si è consumato attorno all’una di notte, quando nel locale, secondo la ricostruzione dei Vigili del Fuoco, erano presenti circa 1400 persone. Il gesto folle del gas ricorda molto quanto accaduto in Piazza San Carlo a Torino durante la visione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid (3 giugno 2017).

Quello che è accaduto a Corinaldo è atroce, assurdo, imperdonabile e, però, del tutto logico e per nulla sorprendente.

Un Paese, in cui si vendono 530 biglietti in più del consentito – cinquencentotrenta biglietti in più, su una capienza di 870 – a un serata, con apparizione notturna della star del momento. Un Paese, in cui una presunta via di fuga è in realtà uno scivolo stretto e insicuro, a stento protetto da balaustre lì chissà da quanto e chissà in quali condizioni. Un Paese, in cui sembra che l’unica cosa a contare siano quattro soldi sporchi, maledetti e subito, da raccattare purché sia. Un Paese, che si sveglia attonito e invoca subito silenzio e dolore, per le vittime. Come fosse abituato, assuefatto all’incuria, allo sprezzo delle regole, all’approssimazione, allo spregio delle più elementari norme del buonsenso e della ragione.

Un tempo si sarebbe detto anche del buon cuore. Perché quello che è accaduto a Corinaldo è atroce, assurdo, imperdonabile e, però, del tutto logico e per nulla sorprendente. L’Italia delle mamme che accompagnano le proprie figlie in discoteca e dei papà che aspettano fuori alle tre del mattino, è la stessa Italia che se ne frega di fare le cose per bene. Siamo sempre noi, attenti e premurosi con i nostri figli, ma troppo spesso allergici alle norme base del vivere civile, se non addirittura sprezzanti, come nella tragedia della scorsa notte. Arriva il grande nome e si pensa solo a una cosa: che sia l’occasione dell’anno, per fare quanti più soldi possibile.

E lo si fa alla grande, vendendo – lo accertano i Carabinieri in una manciata di ore, a testimonianza di quanto fosse semplice verificarlo – biglietti per oltre il 50% in più della capienza del locale e questa è la stima prudente, perché il premier Conte ha parlato di una capienza ancora inferiore e di molto. Per fare qualcosa di così assurdo e criminale, non basta essere assetati di denaro, devi aver dimenticato testa e cuore in un angolo buio. Forse anche con soddisfazione. Perché in una situazione di affollamento del genere, che si sta creando con una lucidità raggelante, non è neppure necessario lo spray urticante, basta uno starnuto un po’ più forte, per scatenare il panico e poi l’inferno.

Nel Paese che odia le regole, che le considera una fastidiosa imposizione dello Stato-nemico (lo stesso, utile parafulmine dei propri fallimenti…), si spaccia per ‘via di fuga’ quello scivolo stretto e insicuro, vero teatro della strage. Un’uscita di sicurezza, che di sicuro pare non avesse proprio nulla, protetta da balaustre, spazzate via come fuscelli dal peso della folla. Qualcuno l’avrà controllata e collaudata, chissà quando e chissà con quale cura. Lo sapremo presto, ma comunque troppo tardi. Nulla ha funzionato, a Corinaldo, perché quando la buona sorte ti abbandona, emergono spietatamente e in un colpo solo tutte le mancanze accumulate, unite all’indifferenza, la scarsa professionalità, la criminale sbadataggine.

Il bilancio, in termini di vite umane perdute, è intollerabile, ti lascia senza fiato, ma ad andarsene è anche la considerazione di noi stessi, come comunità avanzata e civile. I colpevoli diretti saranno individuati e c’è da augurarsi paghino il giusto, ma resteranno fuori dai radar i troppi che ogni giorno fomentano quest’andazzo da ‘una mano lava l’altra’, da ‘amici degli amici’, da colpe da distribuire con faccia arcigna, sia mai ci sentissimo un po’ responsabili anche noi.

Sicuramente l’eccesso di libertà unito ad una mancanza di controllo entrambi figli di un crollo di valori e punti di riferimento hanno favorito questo tipo di degenerazioni.

Queste occasioni di fratellanza, di unione contro le ingiustizie sociali e civili, per la Pace e l’Amore tra i popoli oggi non ci sono più e l’uso indiscriminato dello smartphone e dei social (in cui primeggiano le immagini che vengono diffuse rispetto ai contenuti) ne sono la più arida interpretazione perché oggi a differenza di allora i giovani hanno enormi occasioni di comunicare e di superare barriere e pregiudizi e invece risultano essere più isolati di quanto lo fossimo noi e rimangono troppo spesso confinati nel limbo della Rete che invece di emanciparli li opprime e li soffoca facendoli diventare vecchi e disillusi prima del tempo.

E questo è l’aspetto più sconfortante di un’epoca in cui lo sballo è uno dei tanti elementi (dominanti) di business in cui tutto viene giustificato, perfino quello di essere autorizzati a stipare la gente come polli in uno spazio angusto e di poter speculare tranquillamente sulle misure di sicurezza e di vigilanza col lassismo generale dei genitori che accettano queste cose come se fossero la normalità salvo poi svegliarsi dal loro torpore quando vengono colpiti i loro figli.
Come appunto è accaduto nella tragedia (evitabile) di Corinaldo!
“Cari amici, venerdì notte 7 dicembre il trapper Sfera Ebbasta aveva due concerti. Il primo nella discoteca “Altromondo Studios” a Rimini e il secondo nella discoteca “Lanterna Azzurra” a Corinaldo, vicino ad Ancona. Sempre il 7 dicembre era il compleanno di Sfera Ebbasta, pseudonimo di Gionata Boschetti. Dopo essere atterrato nel pomeriggio all’Aeroporto Fellini di Rimini con un jet privato, ha festeggiato i suoi 26 anni con degli amici all’Hotel Lungomare di Riccione. Poi, a partire da mezzanotte circa, si è esibito nella discoteca “Altromondo Studios”, gremita di ragazzi tra i 14 e i 18 anni, fino a mezzanotte e mezza” -osserva il noto giornaista e scrittore Magdi Cristiano Allam solleva.
C’è un problema che concerne la sovrapposizione degli orari. Nelle due discoteche di Rimini e di Corinaldo, entrambe gremite di ragazzi a partire dalle 21, si attendeva il concerto di Sfera Ebbasta nella stessa fascia oraria. La lunghissima attesa nella discoteca di Corinaldo, come denuncia il marito della madre di 39 anni morta nella calca, si è tradotta nell’ubriacatura per eccesso di alcolici dei ragazzi. È un elemento ulteriore per capire meglio la dinamica della tragedia e soprattutto per prevenire il ripetersi di simili stragi dei nostri figli in discoteche che, anziché essere luoghi di sano divertimento, si trasformano in calderoni infernali di morte”.

Nei commenti immancabili dei giorni successivi alla tragedia da notare quello dello scrittore Crepet che ha spiegato come, secondo il suo punto di vista, la responsabilità civile dell’accaduto sia da dare in parte a chi non è stato in grado di far rispettare le norme di sicurezza, consentendo l’acquisto di un numero di biglietti ben superiore a quello previsto per legge in base alla capienza del posto, ma anche all’artista, che veicolerebbe messaggi che lo scrittore non ha esitato a definire ‘sbagliati’, ovvero l’esaltazione di alcol e droghe.

Queste le parole di Crepet: “Se scrivo un testo dove dico che devo bermi una bottiglia e andare in auto a 180 all’ora, è evidente che c’è qualcosa che non va, ed è chiaro che ho delle responsabilità”.

Da fare notare anche alcune “coincidenze”:

Ravenna, Mondovì, Cinisello Balsamo. E poi Corinaldo, con la tragedia in discoteca che ha causato la morte di sei persone, cinque ragazzi e una mamma.

Episodi in città diverse ma che hanno punti in comune: in tutti questi casi i ragazzi si trovavano a un concerto di Sfera Ebbasta, noto trapper amato soprattutto dai giovanissimi.

Un altro elemento comune di questi episodi – per fortuna non tutti tragici come quello dell’8 dicembre 2018 nelle Marche – è l’utilizzo dello spray al peperoncino.

Bombolette che in Italia sono legali per l’autodifesa dal 2011, ma che vengono utilizzati da alcune bande per commettere rapine e furti sfruttando il caos causato dalla calca. Per questo episodi del genere si verificano soprattutto nei concerti.

Quelli di Sfera Ebbasta sono obiettivi ricorrenti. Il primo episodio che lo riguarda risale al 10 dicembre 2017, a Ravenna, in particolare all’Onyx Club di Russi.

In pochi minuti, mentre fuori tanti giovani erano ancora in attesa di entrare, si è scatenato il panico. Solo il rapido intervento della sicurezza, che ha invitato i ragazzi alle prese con bruciore agli occhi e crisi respiratorie ad uscire, ha evitato che nel fuggi fuggi generale qualcuno si facesse male.

Episodio analogo a luglio 2018 per un altro concerto del noto trapper a Cinisello Balsamo, al Rugby Sound all’isola del Castello. Nessun ferito, il concerto è stato portato a termine regolarmente.

Pochi mesi dopo, l’8 settembre, a Mondovì, durante il Festival Wake Up. Furti, spray al peperoncino per creare il panico e concerto interrotto per qualche minuto.

Una dinamica simile a quanto avvenuto nel 2017 in un’altra tragedia, quella in piazza San Carlo a Torino per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, che ha causato un morto e decine di feriti.

Ma episodi del genere non riguardano chiaramente solo i concerti di Sfera Ebbasta.

Sempre a Mondovì ma un anno prima, nel 2017, lo spray al peperoncino è stato usato in un concerto di un altro famoso artista trap, Ghali. In quel caso un dodicenne è finito in ospedale.

Nel marzo 2018, inoltre, al concerto di Gué Pequeno al Vox di Nonantola l’utilizzo dello spray urticante ha causato un fuggi fuggi nel locale. Un gruppetto di giovani è stato denunciato e consegnato ai carabinieri per l’accaduto. L’ultimo caso a novembre 2018 all’Alcatraz di Milano durante l’esibizione di Achille Lauro.